c. Barbaiana – Falò de Sant’Antoni

Come ogni anno la sera del 17 gennaio il paese si ritrova intorno al Falò di Sant’Antonio. Si tratta di un antica tradizione lombarda. Osservando l’inclinazione del fumo del falò, i contadini erano in grado di predire se il raccolto dell’anno che deve venire sarà più o meno abbondante.

Sant’Antonio Abate è chiamato anche Sant’Antonio di “Purscell” nella zona del milanese e Sant’Antonio di “Guggin” in quella del mantovano. Il significato è lo stesso: Sant’Antonio dei maialini. Questa data infatti segna l’ultimo giorno in cui tradizionalmente era possibile uccidere i maiale e trattarne le carni per fare i salumi da far maturare nelle cantine fresche ed areate.

Sant’Antonio è anche il protettore delle ragazze che vogliono sposarsi e in tutte le province lombarde, a seconda della tradizione locale, vi è una diversa preghiera da recitare intorno al falò di Sant’Antonio, con cui si chiede un marito, piuttosto che un buon raccolto e l’abbondanza in casa. Vi è anche una invocazione a Sant’Antonio che serve a far ritrovare gli oggetti smarriti.“Sant’Antoni da la barba bianca, fam trouvà ch’el ca ma manca”

Si ritiene inoltre che il falò serva a bruciare la barba dell’inverno, salutando la fine ormai prossima dell’inverno e il ritorno imminente della bella stagione, con le giornate che iniziano ad allungarsi. Una festa, dunque, di origini antichissime, festeggiare la quale significava e significa, ogni anno, scatenare le forze positive e sconfiggere il male e le malattie sempre in agguato. Una festa di buon auspicio per il futuro e all’insegna dell’allegria: in passato, ma anche oggi.

Intorno al fuoco infatti solitamente si beve il vin brulè e si mangia una salamella in compagnia.

Quest’anno il falò di Sant’Antonio è stato posticipato al 21 gennaio.

Articolo Aggiornato il 21/01/2023

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