7. Farsi Venire la Pelle D’Oca in Piazza Vetra
Piazza Vetra una storia tormentata dall’antichità ad oggi
Dopo la visita alla Basilica di San Lorenzo Maggiore di cui abbiamo parlato nel punto 6. Contare le colonne di San Lorenzo Maggiore l’autrice del libro ci porta, come accennato a scoprire la Piazza Vetra che si trova esattamente alle spalle della basilica.
Piazza Vetra è un luogo iconico e misterioso, un angolo di Milano che ha visto tutto: dagli insediamenti romani alle esecuzioni dell’Inquisizione, fino agli sforzi di riqualificazione urbana dei giorni nostri. Tra storia e leggenda, la piazza ha sempre portato con sé un’aura cupa e affascinante. Questo articolo ripercorre le tappe principali della sua lunga evoluzione, evidenziando le trasformazioni urbanistiche e sociali di uno dei luoghi più caratteristici del capoluogo lombardo.
L’antichità e i corsi d’acqua
La storia di Piazza Vetra inizia in epoca romana, quando l’area si trovava ai piedi delle mura della città antica, lungo un vasto avvallamento naturale che ospitava numerosi corsi d’acqua. Tra questi, il Seveso, diviso nei rami Grande Sevese e Piccolo Sevese, e l’Olona, che i romani deviarono verso Milano per alimentare i fossati difensivi. Grazie alla ricchezza di canali, la zona divenne rapidamente un punto ideale per gli artigiani che lavoravano la pelle, dando origine al mestiere dei conciatori, noti come “vetraschi”. Il loro nome deriva dall’uso del vetro per raschiare le pelli, attività insalubre e mal pagata, spesso svolta da immigrati e contadini disperati.
In un’epoca in cui Milano si affermava come centro regionale, il “Pasquee de’ Vedraschi”, una sorta di piazza-radura, si popolò di piccole case e botteghe povere, con ponti di legno che attraversavano il canale della Vetra. In questo scenario, fatto di casupole buie e ambienti malsani, il quartiere divenne un simbolo di marginalità.
Piazza Vetra e l’Inquisizione
Dal Quattrocento in poi, Piazza Vetra divenne anche il luogo deputato alle esecuzioni pubbliche, prima per crimini comuni, poi per le condanne inflitte dall’Inquisizione. Tra il Cinquecento e il Seicento, la piazza fu teatro di torture e roghi per donne accusate di stregoneria, come testimonia la tragica storia di Caterina Medici. La giovane, inizialmente rinchiusa per stregoneria e successivamente liberata, venne arrestata di nuovo quando il senatore per cui lavorava morì improvvisamente. Accusata di avvelenamento e stregoneria, fu infine condannata al rogo.
I roghi, le impiccagioni e le torture pubbliche, come quelle del “Compendium Maleficarum”, resero celebre la piazza, mentre il patibolo della forca divenne simbolo di giustizia brutale. Per i condannati, la Chiesa ambrosiana fece erigere la Colonna di Santa Croce (oggi con la statua di San Lazzaro), che rappresentava un atto di misericordia verso i moribondi.
Gli interventi urbanistici all’inizio del Novecento
Con l’avvento della modernità, Piazza Vetra era ormai un quartiere afflitto dalla povertà e dal degrado. Le case pericolanti dei conciatori, abbandonate da decenni, erano ora abitate da persone ancora più indigenti, e le osterie della zona erano frequentate da membri della “Ligera” milanese, la piccola malavita. In questa piazza, i giovani del quartiere erano soliti assaltare i carri dei commercianti e i locali erano noti per le risse e le rapine notturne.
Alla fine dell’Ottocento si discusse la demolizione degli edifici pericolanti e dei mercati fatiscenti. I primi interventi iniziarono nel 1903 e, finalmente, nel 1914, il Comune stanziò i fondi necessari per completare la riqualificazione. Tuttavia, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e gli eventi successivi ritardarono i lavori fino al 1925. Nel 1934 venne costruito il Regio Istituto Tecnico di Santa Marta (oggi dedicato a Carlo Cattaneo), mentre la piazza si innalzava al livello odierno grazie a interventi urbanistici massicci, ma senza riuscire a risollevare completamente l’area dal degrado.
Gli anni Ottanta e Novanta: degrado e criminalità
Nonostante i numerosi tentativi di risanamento, Piazza Vetra negli anni Ottanta e Novanta divenne tristemente famosa per il degrado e lo spaccio di droga. La zona, pur avendo ormai abbandonato l’industria della pelle, rimaneva un’area pericolosa e malfamata. La vicinanza al centro storico non fu sufficiente a garantirne la riqualificazione, e gli episodi di criminalità erano all’ordine del giorno. Questo lungo periodo di decadenza lasciò profonde cicatrici nel tessuto sociale della piazza.
I primi anni Duemila e i tentativi di recupero
A partire dai primi anni Duemila, ci sono stati diversi tentativi di far risplendere Piazza Vetra grazie alla creazione del Parco delle Basiliche, che oggi collega due delle più antiche chiese di Milano, San Lorenzo e Sant’Eustorgio. Ed effettivamente all’epoca in cui è stato scritto il libro 101 Cose da fare a Milano, l’autrice Micol Arianna Beltramini, ne parla come di un luogo restituito alla città, di una zona “fighetta” della movida milanese. Ed in effetti nella mia prima visita del 2010, in cui ho scattato alcune delle immagini di questo post, ebbi l’impressione che l’area fosse effettivamente un luogo carino di ritrovo, soprattutto nelle belle giornate di sole primaverili ed estive.
Piazza Vetra oggi: speranze per il futuro
Tuttavia oggi, Piazza Vetra rappresenta ancora una delle zone più problematiche di Milano. Dopo le ultime visite fatte nel 2024, non ci resta che constatare il persistere del degrado dell’area. La statua di San Lazzaro, le mura della basilica e le strutture limitrofe imbrattate di graffiti e circondate da sporcizia. Con l’apertura della nuova stazione della linea 4 della metropolitana, e il termine dei lavori prevista entro la fine dell’anno, il collegamento della piazza con il Parco delle Basiliche potrebbe trasformare radicalmente l’area. La speranza è che, grazie a questi nuovi sviluppi, la piazza possa finalmente ritrovare la propria bellezza e diventare un luogo di pace e aggregazione per i cittadini.
La storia di Piazza Vetra è dunque un percorso tra passato e presente, tra bellezza e tormento. Oggi più che mai rappresenta una sfida per Milano. Se le nuove infrastrutture e l’attenzione delle istituzioni riusciranno a dare alla piazza una nuova vita, questo luogo tormentato potrà finalmente lasciare alle spalle il degrado per offrire ai milanesi un angolo di storia in cui vivere e respirare la memoria della città.
Bibliografia e referenze esterne:
Eh, già. Gli anni novanta. Dai zio dammi un'aggiunta per 'sto deca.