Milano

Dall’Archeologia Industriale al Design Contemporaneo: L’Ex SNIA di Varedo Rivelata da Alcova

C’è un fascino particolare nei luoghi abbandonati, testimoni silenziosi di storie passate. Durante la recente Milano Design Week 2025, ho avuto l’opportunità unica di esplorare uno di questi luoghi: l’imponente complesso dell’ex fabbrica SNIA Viscosa a Varedo. Non era una semplice visita tra ruderi, ma un’immersione in uno spazio rianimato dall’energia vibrante del design contemporaneo, grazie alla coraggiosa iniziativa di Alcova Milano.

Alcova si conferma anno dopo anno una delle realtà più stimolanti e innovative del Fuorisalone, capace di scovare location inedite – spesso luoghi storici o in disuso – e trasformarle in palcoscenici d’eccezione per esposizioni di design. E l’ex SNIA di Varedo per l’edizione 2025 è stata senza dubbio una scelta di grande impatto.

Questo articolo vuole essere più di un semplice resoconto della mostra. È un viaggio attraverso la storia di un gigante industriale che ha segnato un’epoca, un confronto con le sfide ambientali ereditate dal passato e uno sguardo verso le possibili evoluzioni future di questo luogo straordinario.


La Storia della SNIA Viscosa a Varedo: Ascesa e Caduta di un Colosso

Per comprendere appieno il significato di varcare la soglia dell’ex SNIA, è fondamentale conoscere la sua storia. Le radici dello stabilimento affondano nei primi decenni del Novecento, un periodo di grande fermento per l’industria chimico-tessile in Italia. La SNIA, nata inizialmente nel 1917 come compagnia di navigazione, si reinventò nel dopoguerra puntando su un materiale innovativo per l’epoca: la viscosa, o raion, una fibra artificiale ottenuta dalla cellulosa.

Fu intorno al 1922 che la SNIA, in joint-venture con una società britannica, decise di realizzare un impianto per la seta artificiale proprio qui a Varedo, in Brianza. Questa iniziativa diede vita a quello che sarebbe rapidamente diventato un polo produttivo di primaria importanza. Già nel 1925, con il nome di SNIA Viscosa, l’azienda vantava un capitale sociale enorme e produceva una quota significativa della produzione nazionale e mondiale di filati artificiali. Negli anni ’30, consolidò il suo ruolo, partecipando anche ai programmi autarchici del regime fascista e sperimentando nuove fibre come la Lanital.

Il secondo dopoguerra vide un’ulteriore espansione, con l’installazione di moderni impianti e, nel 1954, l’avvio del primo impianto italiano per la produzione di Nylon 6, commercializzato come “Lilion”. L’occupazione raggiunse il suo apice negli anni ’60, con circa 6.000 dipendenti diretti e un indotto significativo, rendendo Varedo uno dei maggiori fulcri economici nel settore chimico-tessile. La SNIA non era solo una fabbrica, ma una “città nella città”, con un forte impatto sulla comunità locale. Migliaia di lavoratori si trasferirono qui da altre regioni, creando un tessuto sociale eterogeneo. L’azienda adottò forme di welfare aziendale, costruendo case per gli operai, un asilo nido, spacci, impianti sportivi, e realizzando persino un intero “Villaggio SNIA” a Cesano Maderno.

Lo stabilimento di Varedo fu anche un importante laboratorio di rivendicazioni operaie. Negli anni ’50 e soprattutto durante l'”autunno caldo” del 1969-1970, i lavoratori SNIA furono protagonisti di duri conflitti industriali che contribuirono a conquistare nuovi diritti e a influenzare la normativa nazionale sul lavoro.

Dal punto di vista architettonico, l’ex SNIA è un pregevole esempio di archeologia industriale razionalista lombarda. Costruito e ampliato tra gli anni ’20 e ’50, presenta strutture solide, mattoni a vista, linee essenziali e ampie vetrate che favorivano la luce naturale. Nonostante lo stato di abbandono attuale, gli edifici conservano ancora l’imponenza e raccontano lo spirito di un’epoca in cui la fabbrica era vista come simbolo di progresso.


L’Ombra dell’Inquinamento e gli Anni del Declino

Tuttavia, l’eredità della SNIA non è stata solo socio-economica e architettonica. La produzione di fibre artificiali e sintetiche richiedeva l’uso di sostanze chimiche altamente tossiche e inquinanti (solventi, acidi, metalli pesanti) che, nel corso dei decenni e complici normative ambientali meno stringenti, hanno causato una significativa contaminazione di terreni e falde acquifere. È un dramma che non può essere dimenticato e che rappresenta oggi un monito per il futuro.

A partire dagli anni ’70, la SNIA iniziò a mostrare segnali di crisi a causa della crescente concorrenza internazionale, dell’evoluzione tecnologica e delle turbolenze nel settore petrolchimico. Passaggi societari e ristrutturazioni portarono alla chiusura progressiva delle produzioni: il rayon viscosa nel 1982 e, infine, il nylon Lilion nel 2003, segnando la chiusura definitiva dello stabilimento di Varedo.

Dopo la chiusura, l’area è rimasta per anni in uno stato di profondo degrado e abbandono, con tetti crollati, vetrate rotte e un accumulo di rifiuti industriali (circa 2.500 tonnellate!). Questa situazione ha reso necessaria una complessa e massiccia opera di bonifica ambientale come prerequisito fondamentale per qualsiasi progetto di recupero.


Alcova 2025: Il Design che Riaccende i Riflettori

È in questo scenario di memoria storica, degrado e attesa di riqualificazione che si inserisce l’intervento di Alcova per la Milano Design Week 2025. Scegliendo l’ex SNIA come una delle sue sedi principali, Alcova non solo ha offerto al pubblico la possibilità di accedere a un luogo solitamente precluso, ma ha anche creato un dialogo potente tra il patrimonio industriale del passato e la creatività del design contemporaneo.

Entrare negli spazi vasti e scrostati dell’ex fabbrica, punteggiati dalle installazioni di designer da tutto il mondo, è stata un’esperienza quasi surreale.

Le installazioni, la luce che filtrava attraverso le vecchie finestre, l’eco dei passi negli enormi capannoni… tutto contribuiva a creare un’atmosfera unica, capace di far riflettere sulla bellezza che può nascere anche nei luoghi dimenticati e sulla capacità del design di reinterpretare e dare nuova vita.


Verso il Futuro: Un Progetto di Riqualificazione Complesso

Dopo anni di stallo e procedure fallimentari, l’area dell’ex SNIA di Varedo ha finalmente un interlocutore definito a partire dal 2019-2020, aprendo la strada a un ambizioso progetto di rigenerazione urbana. Il piano di riqualificazione è complesso e integrato, mirato a trasformare l’area in un polo multifunzionale.

Le prospettive future includono:

  • La creazione di un polo logistico e industriale con l’insediamento di attività produttive leggere che potrebbero generare oltre 1.000 posti di lavoro (si parla anche di un possibile centro di distribuzione Amazon).
  • Importanti interventi infrastrutturali per migliorare la viabilità locale (un sottopasso ferroviario), garantire la sicurezza (una nuova caserma dei Carabinieri) e mitigare il rischio idrogeologico legato al fiume Seveso (vasche di laminazione, che però richiedono attenzione per evitare problemi legati all’inquinamento preesistente).
  • Una significativa porzione dell’area (circa il 40%) sarà destinata a verde pubblico e servizi, con la realizzazione di piste ciclabili, percorsi pedonali e spazi di aggregazione per la comunità.
  • Una forte attenzione alla valorizzazione storica, con il recupero di alcuni edifici di maggior pregio architettonico, la conservazione e digitalizzazione degli archivi storici della fabbrica e l’idea di dedicare una piazza ai “Lavoratori della SNIA” per onorare la memoria di chi ha contribuito alla sua storia.

Il cronoprogramma dei lavori si estende su più anni, con una stima di completamento della maggior parte delle opere entro il 2027, ovviamente subordinata all’esito delle bonifiche ambientali e alle necessarie autorizzazioni.

L’intervento di Alcova, seppur temporaneo, ha avuto il merito di riaccendere i riflettori su questo luogo e sul suo immenso potenziale, offrendo un assaggio di come l’arte e il design possano anticipare e ispirare processi di riqualificazione urbana e sociale.

Progetto GB&Partners

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